PIPAC
Pressurized IntraPeritoneal Aereosol Chemiotherapy: Chemioterapia Intraperitoneale per Aereosol.
La somministrazione intraperitoneale di sostanze chemioterapiche è stata descritta utilizzando diverse nomenclature, ma il concetto fondamentale rimane quello di portare i farmaci chemioterapici nella sede di malattia.
Il razionale di questo tipo di somministrazione è rappresentato dalla possibilità di poter considerare la cavità addominale come un “santuario farmacologico”, una regione ben delimitata grazie alla presenza di una barriera peritoneo-plasmatica che impedisce ad alcuni farmaci antitumorali di passare nel circolo sistemico.
La micronizzazione dei farmaci dovuta all’aerosol più che l’aggiunta della pressurizzazione è l’elemento caratterizzante della PIPAC. Infatti grazie a questa tecnologia è possibile incrementare la penetrazione del farmaco all’interno dei tessuti e di potenziarne la citotossicità, consentendo di utilizzare dosaggi ridotti di antineoplastici.
L’intervento prevede un accesso chirurgico laparoscopico. Prima di tutto si procede alla valutazione dell’estensione della malattia, si eseguono biopsie per confermare istologicamente sia la presenza di malattia peritoneale, sia la risposta ai precedenti trattamenti. Dopo queste operazioni preliminari si introduce, attraverso l’accesso laparoscopico un microiniettore collegato ad una pompa ad alta pressione di tipo angiografico. È questo il sistema che permette la creazione dell’aerosol di farmaco che viene diffuso nella la cavità addominale. Alla fine della nebulizzazione del chemioterapico si aspettano 30 minuti per dare il tempo alle goccioline di depositarsi sul peritoneo. Successivamente si evacuano i gas in un sistema di filtraggio a circuito chiuso e si chiude la mini-incisione laparoscopica.
I noti effetti collaterali degli agenti chemioterapici, quali perdita di capelli, neurotossicità periferica, cardiotossicità, nausea e mielodepressione, non sono causati da PIPAC. Questo la rende un trattamento adottabile anche da pazienti che, a causa di importanti effetti collaterali legati alla chemioterapia sistemica, non possono essere sottoposti a un ulteriore trattamento sistemico. Tuttavia il paziente deve essere in grado di sopportare un’anestesia generale con intubazione.
I dati preliminari presenti in letteratura mostrano che il trattamento PIPAC è un metodo promettente: associato alla chemioterapia sistemica può indurre una regressione della carcinosi peritoneale anche in stadio avanzato. Va comunque considerato come metodica sperimentale (ovvero eseguita in protocolli) e palliativa.
È una tecnica semplice da usare, gravata da minimi effetti collaterali e comporta brevi tempi operatori. Il trattamento PIPAC non causa di norma aderenze peritoneali, permettendo ripetute chemioterapie intraoperatorie (i protocolli ne prevedono tre ripetute ogni 6 settimane), combinate o meno a cicli sistemici o rivalutazioni oggettive della malattia e della risposta al trattamento.