Peritonectomia e citoriduzione

Tradizionalmente, il trattamento della carcinosi peritoneale si basava su debulking (asportazione delle lesioni più voluminose) o chirurgia palliativa, con o senza chemioterapia sistemica. Questo approccio garantiva una sopravvivenza mediana di 6-8 mesi, che poteva aumentare con l’associazione della chirurgia citoriduttiva a chemioterapie di “ultima generazione”, spesso accompagnate da agenti biologici.

La limitata efficacia della chemioterapia sistemica, soprattutto nel medio-lungo termine, ha spinto allo sviluppo di tecniche più innovative. Attualmente, il trattamento ottimale è rappresentato dalla combinazione di citoriduzione chirurgica e chemioipertermia intraperitoneale (HIPEC).

Citoriduzione Chirurgica

Il concetto di citoriduzione chirurgica, introdotto da Sugarbaker, prevede la completa rimozione della malattia neoplastica tramite manovre di peritonectomia. Spesso sono necessarie resezioni multi-organo, data la diffusione tumorale. Si tratta di interventi lunghi e complessi, della durata di oltre 10-12 ore, che è preferibile eseguire in centri specializzati.

L’obiettivo è eliminare completamente la malattia o ridurla a microresidui di massimo 2,5 mm, dimensione ottimale per garantire l’efficacia dell’HIPEC.

La procedura segue una sequenza codificata, in base all’estensione della malattia, e può includere:

  • Asportazione del grande omento, peritonectomia parietale destra, resezione del colon destro;

  • Peritonectomia del quadrante superiore sinistro, splenectomia;

  • Peritonectomia del quadrante superiore destro, resezione della capsula Glissoniana e della tasca di Morrison;

  • Resezione del piccolo omento, citoriduzione dell’ilo epatico, colecistectomia, eventuale resezione gastrica;

  • Peritonectomia pelvica, resezione del sigma, isteroannessiectomia bilaterale;

  • Altre resezioni intestinali e/o di masse tumorali, con confezionamento di anastomosi.

Chemioipertermia Intraperitoneale (HIPEC)

Dopo l’asportazione del tumore, si procede con l’HIPEC, che prevede l’infusione di chemioterapici a 41-42°C direttamente in addome. Questo trattamento elimina le cellule tumorali residue libere nella cavità peritoneale, aumentando l’efficacia della procedura.